3) L’avvento dell’alfabeto greco


Il passaggio cruciale per la trasformazione del pensiero attraverso la scrittura fu l’avvento dell’alfabeto greco.

Secondo Havelock il passaggio cruciale nell’evoluzione della scrittura coincide con l’introduzione dell’alfabeto nel mondo greco; è infatti con l’avvento della scrittura alfabetica in Grecia che il sapere inizia a svilupparsi e riprodursi prevalentemente attraverso l’esercizio della scrittura manuale.

Se infatti le prime forme di scrittura, composte di simboli visivi, apparvero verso il 3000 a.C., si passò in seguito, verso il 1500 a.C., all’invenzione di segni dotati di valori fonetici corrispondenti alle sillabe, unità fonetiche pronunciabili ed empiricamente identificabili. I “sillabari” però, dato l’elevato numero di sillabe, erano ancora difficilmente memorizzabili e poco maneggevoli. I Fenici tentarono di risolvere il problema realizzando un sistema “stenografico” che raggruppava le sillabe accomunate dalla medesima consonante iniziale; come fa notare Havelock «la drastica economia […] si otteneva a prezzo di una drastica ambiguità»; il lettore doveva capire infatti quale vocale inserire tra le possibili.

I Greci, verso il 700 a.C, compirono le modifiche decisive al sistema fenicio mettendone a punto uno decisamente più efficiente ed in grado di rendere visibile qualunque suono pronunciato.

Mentre i sistemi pregreci rimasero ancorati alla sillaba i Greci superarono l’empirismo, astraendo quegli elementi non pronunciabili contenuti nelle sillabe, che oggi noi chiamiamo consonanti.

La specifica proprietà dell’alfabeto, rispetto alle forme di rappresentazione grafica dei suoni che lo hanno preceduto, è quella di produrre nella pratica linguistica una progressiva separazione tra la vista, il suono e il significato, che conduce all’apparizione di segni grafici in se stessi insignificanti, corrispondenti a segni vocali in se stessi ugualmente insignificanti.

L’alfabeto greco si situa quindi al culmine di un cammino evolutivo che richiede e che si accompagna a sempre più articolate capacità astrattive e di elaborazione simbolica.

note

1) Eric A. Havelock, La musa impara a scrivere. Riflessioni sull’oralità e l’alfabetismo dall’antichità al giorno d’oggi, Bari, Laterza, 1987, p. 76.

2) Antonio Calvani, Dal libro stampato al libro multimediale. Computer e formazione, Firenze, La Nuova Italia, 1990, p. 67.

3) Gian Piero Jacobelli, Scomunicare, Roma, Meltemi, 2003, p. 68.

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